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432 | ATTO PRIMO |
SCENA V.
Ottavio, poi Brighella.
Ottavio. Il non aver denari non è scusa che basti nelle contingenze in cui sono; conviene ritrovarne, e pagare.
Brighella. Son qua alla so obbedienza.
Ottavio. Brighella, ho bisogno di te.
Brighella. La me comandi.
Ottavio. Ho perduto al giuoco. Ho necessità di denaro. Prendi quest’anello, e trovami cinquanta zecchini.
Brighella. Vederò de servirla... ma me despiase...
Ottavio. Che cosa?
Brighella. Che se stenta a trovar danari senza pagar un diavolo de usura.
Ottavio. Ingegnati. Fa quel che puoi. Migliora il negozio più che sia possibile; ma soprattutto la prestezza ti raccomando.
Brighella. Se è lecito, ala perso assae sulla parola?
Ottavio. Quaranta ducati d’argento.
Brighella. E la vol cinquanta zecchini?
Ottavio. Ho da restar senza un soldo?
Brighella. La tornerà a zogar.
Ottavio. Sì, voglio veder di rifarmi. (parte)
Brighella. Sior anello carissimo, sentì el pronostico che ve fa un vostro bon servitor. Vu passare in tele man de un omo da ben, che ve custodirà con zelusia e con amor, e no vederè più la fazza del vostro primo patron. Se lu el ve repudia, troverà chi ve sposerà, ma se mi ho da esser el vostro mezzan, sior anello carissimo, ha da toccar a vu a pagarme la sansaria. (parte)
SCENA VI.
Camera di Celio.
Celio, poi Traccagnino.
Traccagnino. Signor.
Celio. Portami uno scaldino con del fuoco.
Traccagnino. La servo.