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IL GELOSO AVARO 35

Eufemia. Io non mi ricordo più di nessuno. Dopo che sono in questa casa, vedete la bella vita ch’io faccio.

Argentina. Signor sì, stiamo qui che facciamo la muffa.

Pantalone. Ma! cossa vorla far? In casa mia se vive all’antiga: no se fa conversazion; no se zioga; no se va a spasso coi cicisbei.

Eufemia. Io di queste cose non me ne sono curata mai, e non me ne curo.

Argentina. Povera donna! si può ben dire sagrificata davvero.

Pantalone. Mi te darò un schiaffo, che la terra te ne darà un altro. (ad Argentina)

Argentina. Affé di bacco, signor padrone, se mi darete degli schiaffi, non li prenderò.

Pantalone. Ho inteso: fenio el mese, ti anderà a bon viazo.

Argentina. Anderò anche adesso, se volete.

Pantalone. Desgraziada! Ti ha avù el salario anticipà. Dame indrio undese zorni, che ghe manca a finir el mese, e po va quando che ti vol.

Argentina. Si può sentir di peggio?

Pantalone. E po gh’è un altro no so che da discorrer, prima con donna Eufemia e po con ti. Diseme un poco, patrona, cossa v’ha dà vostro padre?

Eufemia. Mio padre niente.

Pantalone. Come gnente? Ho visto che el v’ha dà qualcossa, e vu l’avè messo in scarsella. Voggio saver cossa che el ve ha dà.

Argentina. Oh, quest’è bella! Viene a spiare tutti i fatti nostri.

Pantalone. E anca ti, frasconcella, ti ha tolto e messo via. Voggio veder; voggio saver.

Argentina. Marameo.

Pantalone. Presto: diseme tutto, se no volè che ve metta le man in scarsella.

Eufemia. Via, via, non andate in collera. Ecco qui: mi ha dato questi quattro zecchini.

Pantalone. Lassè veder.

Eufemia. Eccoli.

Pantalone. V’alo dà questi soli? Nol ve n’ha dà altri?