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IL FESTINO | 101 |
Partir velocemente.
Alessio. Partir doman mattina.
Madama. (Ho capito il mistero). Partiamo in sul momento.
Or non mi si poteva recar maggior contento.
Contessa, se in mia casa il Conte ha frequentato,
Colà non potrà dire d’aversi rovinato.
S’io lo stimassi o no, svelare or non intendo;
Ma l’onor mio che apprezzo, difendere pretendo.
E se la mia condotta vi diè qualche tormento,
Protesto averlo fatto per mio divertimento.
Per me, di lui mi scordo con il più forte impegno;
Se torna in casa mia, lo reputo un indegno.
Alessio. E ben?...
Madama. La non si scaldi. Andiam, signor marito, (parte)
Alessio. (Si pagheran le poste coll’abito guarnito). (da sè)
Conte. Schiavo, signori.
Contessa. Serva.
Conte. Vi domando perdono.
Alessio. Niente. (Questo succede all’uom ch’è troppo buono).
(da sè, e parte)
SCENA X.
Don Maurizio, la Contessa ed il Conte.
Conte. Deh, lasciatemi in pace.
Contessa. D’aver la grazia sua perduta vi dispiace?
Conte. No, la conobbi alfine; era già stanco e lasso
Donna servir che ingrata di me prendeasi spasso.
Perdono a voi domando...
Contessa. Per me non vi dia pena.
Basta che non torniate...