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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XI.djvu/47

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IL FESTINO 41
Alessio. Si dice facilmente: si mandi dal mercante;

Ma il pizzo non l’avremo senza il denar contante.
Madama. Spropositi! Il denaro so anch’io che vi vorrà.
Alessio. Ma ch’io ne sono senza, vossignoria non sa.
Madama. Ridicola1 sarebbe. Non ha denar? Cospetto!
Che l’abito per poco mi restasse imperfetto!
Tra le maledizioni mancherebbe anche questa,
Per voi ch’io non potessi andarmene alla festa.
Alessio. Avete pur quell’altro nuovo, alla moda e bello.
Madama. Il diavol che vi porti; vuò comparir con quello.
Alessio. Bene. (Targa colla spada, il cappello ed il bastone)
Madama.   E voi, Don Alessio, pensare ci dovete.
Alessio. Ci penserò. (si mette la spada)
Madama.   Ma quando?
Alessio.   Ci penserò, il vedrete.
(prende il cappello ed il bastone)
Madama. Ite a comprarlo voi?
Alessio.   Vedrò.
Madama.   Che si vedrà?
Date il denaro a me.
Alessio.   Denaro? Eccolo qua.
Vi do la borsa tutta, tale e quale com’è;
Due soldi pel tabacco non mi tengo per me.
Cara consorte mia, vi prego, compatite;
Non so quel che ci sia; ma il mio buon cuor gradite.
(parte)

SCENA III.

Madama Doralice e Targa.

Madama. La spesa non è molta; bastan zecchini sei.

Che ci fossero questi, almeno io crederei. (apre la borsa)
Come! Olà, don Alessio. Chiamalo. (a Targa) Ha tanto ardire?
Darmi una borsa in cui non ci son dieci lire?

  1. Zatta: Da ridere.