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I MALCONTENTI | 305 |
che meriterebbe di essere bastonato. Fa bene a non servirsi più da lui, a mortificarlo.
Leonide. (La capisco l’impertinente. Ma giuro al cielo, mi saprò vendicare). (da sè)
Felicita. Grilletta. (chiama)
Grilletta. Signora. (di dentro)
Felicita. Portami quel!’abitino da viaggio.
Grilletta. La servo subito. (di dentro)
Leonide. Un abito fatto sì presto?
Felicita. Lo vedrà. Non è finito del tutto.
Grilletta. Eccolo, signora. (porta l’abito)
Leonide. Oh oh, dove l’ha preso? In ghetto? (ridendo)
Felicita. Non signora, le donne lo lavorano in casa.
Leonide. Un bell’abito nuovo di pezza vecchia!
Felicita. Almeno non farò aspettare ne il mercante, nè il sarto.
Leonide. E perchè se l’è fatto quell’abitino?
Felicita. Per andar in campagna.
Leonide. Quando?
Felicita. Presto prestissimo.
Leonide. In confidenza, in segno di vera amicizia; già nessuno ci sente. Come vuol ella andar in campagna, se il signor Grisologo non ha avuto i dodici zecchini della commedia?
Grilletta. (Uh povera me!) (da sè)
Felicita. Come! che dic’ella de’ dodici zecchini?
Leonide. Domandatelo a Grilletta, che lo sa meglio di me.
Felicita. Temeraria! come lo potete voi dire? (a Grilletta)
Grilletta. Vado a rimetter l’abito nel guardarobe. (parte)
Leonide. Incartatelo, che non venga nera la guarnizione. (verso Grilletta)
Felicita. Credo ch’ella lo saprà, signora, che in casa nostra si vive d’entrata.
Leonide. E con tante ricchezze non le fanno un abito con un poco di civiltà.