Avrò pena di morte, da lui se mi disgiungo.
Ma bilanciando in cuore l’affetto ed il periglio,
Meglio è che mi risolva distaccarmi dal figlio.
Dove credete voi che metterlo potessi?
Marchese. Parlo col cuore in mano, quando un figliuolo avessi,
Il collegio migliore prescegliere vorrei:
E il collegio di Parma per questo io sceglierei.
So che i suoi direttori sono i più saggi e destri,
So ch’è ben provveduto di pratici maestri.
D’uomini singolari, d’ottimi professori
Delle più belle arti, delle scienze migliori.
Nè sol tende agli studi la loro applicazione,
Ma a dare ai giovanetti perfetta educazione.
Lor vengono ispirati quei nobili pensieri,
Che rendono apprezzati al mondo i cavalieri;
E vi è sì buona regola nel nobile recinto.
Che alla virtude il cuore soavemente è spinto.
Antichissima fama si è procacciata al mondo,
Di segnalati allievi fu sempre mai fecondo.
Crescendo a dismisura l’onor suo veterano
Per l’alta protezione dell’eccelso Sovrano:
Di lui, che dalle Spagne venne d’Italia in seno
Ad infiorar coi gigli l’italico terreno,
Delle nobili scienze, dell’arti più onorate
Protettor generoso, provvido mecenate.
Marianna. Non so che dir, Marchese, vediam dunque di farlo;
Andiamo immantinente in Parma a collocarlo.
Ma vi vorrà del tempo, e con mio figlio io dubito
Non la duri don Pedro.
Marchese. Si può risolver subito.
Animo, risolvete.
Marianna. Povero Rinaldino!
Marchese. Povera voi, signora! Per voi sarà meschino.
Marianna. Chi è di là?
Servitore. Che comanda?