Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XIII.djvu/28

Da Wikisource.
22 ATTO PRIMO

Eustachio. Perdo anch’io sei partite.

Mauro. Donna Florida è buona giocatrice.

Florida. Brava seccatrice, vorrete dire.

Mauro. Don Eustachio è troppo civile per pensar così delle dame.

Florida. È bene altrettanto incivile don Mauro.

Mauro. A me, signora?

Florida. A lei per l’appunto.

Mauro. Non mi pare di meritarlo.

Eustachio. Scartate, se vi piace. (a donna Florida)

Florida. Oh, per iscartare son fatta a posta. Principio da don Mauro.

Mauro. Scarta me donna Florida? Che carta sono io?

Florida. Una cartaccia che non conta niente.

Mauro. Finezze solite di una mia padona.

Florida. Non dubitate che vi tormenti più, che non vi è pericolo. Non andate a perdere i danari alla bassetta, per istar lontano da me, che già io non ho bisogno di voi.

Mauro. Che linguaggio è questo, signora?

Florida. Non vi è bisogno che andiate dicendo: gioco per liberarmi dal tormento di donna Florida. Se vi cerco più, possa essere scorticata.

Mauro. (Don Eustachio mi fatto la finezza di dirglielo. A me poco importa; ma la sua non è buona azione). (da sè)

Eustachio. (Sono stato pur sciocco io a fidarmi). (da sè)

Mauro. Lo sapete, se ho per voi del rispetto... (a donna Florida)

Florida. Oh, lasciatemi un po’ giocare.

Mauro. Desidero giustificarmi...

Florida. Quando voi giocate, io non vi vengo a seccare; fate lo stesso con me.

Mauro. Benissimo. Sarete servita. (Don Eustachio è un amico da non fidarsene). (da sè, scostandosi, e va vicino a donna Lavinia)

Eustachio. Brava, donna Florida!

Florida. Mi avete dato due volte la mano. Rimescoliamo le carte, che tocca a me..

Eustachio. Chi non si confonderebbe, trovandosi in un impegno per cagion vostra?