Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XIII.djvu/333

Da Wikisource.

IL CAMPIELLO 327

SCENA XI.

Il Cavaliere, poi Gasparina.

Cavaliere. Oh, son pure obbligato

A chi un sì bell’ alloggio mi ha trovato.
Nol cambierei con un palazzo augusto:
Ci ho con gente simil tutto il mio gusto.
Gasparina. Che el diga quel che el vol zto mio zior barba.
Lu coi libri el zavaria,
E mi voggio chiappar un poco de aria.
Anderò da mia zantola,
Che zè poco lontana.
Cavaliere. (Ecco la giovine,
Che ho veduto da prima.) (da sè)
Gasparina. (Oh, velo qua quel zior.) (da sè)
Cavaliere. (Mi par bellissima.) (da sè)
Servitore di lei
Gasparina. Zerva umilizzima.
Cavaliere. (Che vezzoso parlar! ) (da sè)
Gasparina. (Voggio in caza tornar.) (s’accosta alla casa)
Cavaliere. Rigorosissima
Meco siete così?
Gasparina. Zerva umilizzima.
Cavaliere. Io sono un cavaliere,
Egli è ver, forastiere;
Ma per le donne ho sentimenti onesti.
Gasparina. (Oh, che i me piaze tanto zti forezti.) (da)
Cavaliere. Bramo, se fia possibile,
Di servirvi l’onore, e in me vedrete
Esser per voi la servitù onestissima.
Aggraditela, almen.
Gasparina. Zerva umilizzima.
Cavaliere. Lasciam le cirimonie, favorite:
Siete zitella?
Gasparina. No lo zo dazzeno.