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418 | ATTO SOLO |
Fernando. Ah! mi converrà poi partire.
Ambrogio. Che avete, che sospirate?
Fernando. Sono addolorato all’estremo. Mi si stacca il cuore dal petto; non posso trattenere le lagrime.
Ambrogio. Ehi, ragazzo, siete voi innamorato?
Fernando. Compatitemi per carità.
Ambrogio. Tanto peggio. Via di qua subito.
Fernando. Voi mi vedrete cadere sulle soglie della vostra casa.
Ambrogio. Corpo di bacco baccone. Sareste voi innamorato di mia nuora?
Fernando. (Sì volta da un’altra parte sospirando.)
Ambrogio. Via di qua subito.
Fernando. Finalmente non credo di farvi veruna ingiuria. Sono anch’io cavaliere nel mio paese. Son figlio solo, e vuol mio padre ch’io mi mariti.
Ambrogio. Aspirereste a sposarla dunque?
Fernando. Sarei felice, ma non lo merito.
Ambrogio. Ditemi un poco. Parliamo sul sodo. Siete voi innamorato di lei, o della sua dote?
Fernando. Che dote? che mi parlate di dote? Rinunzierei per averla a tutti i beni di questo mondo.
Ambrogio. Lo sa ella, che le volete bene?
Fernando. Non ho avuto coraggio di dirlo.
Ambrogio. Caro il mio don Fernando, vi amo, come se foste un mio figlio. Mi spiace nell’anima vedervi andar sconsolato. Venite qui, discorriamola.
Fernando. Voi mi rallegrate a tal segno...
Ambrogio. Spicciamoci in poche parole. La volete voi per isposa?
Fernando. Volesse il cielo! Sarei il più contento giovine di questo mondo.
Ambrogio. Ma che dirà vostro padre?
Fernando. Egli mi ama teneramente. Son certo che non ricuserà di accordarmi una sì giusta soddisfazione.
Ambrogio. Quanti anni avete?
Fernando. Vent’anni in circa.