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LA VILLEGGIATURA 39


SCENA VIII.

Don Paoluccio e dette; poi Servitore.

Lavinia. Ben ritornato, don Paoluccio.

Paoluccio. Ben ritrovata, donna Lavinia. Servitore di donna Florida.

Lavinia. Avete fatto buon viaggio?

Paoluccio. Buonissimo. La fortuna ha preso impegno di favorirmi. I miei viaggi, le mie dimore, tutto è stato piacevole, e per compimento di due anni di vero bene, ho l’onore di riverirvi.

Florida. Molto compito don Paoluccio.

Paoluccio. Mi rallegro, donna Florida, vedervi in compagnia di donna Lavinia. La vostra amicizia è sempre la stessa, costante, singolare, esemplare. (verso donna Lavinia)

Lavinia. La costanza della mia amicizia vi dovrebbe esser nota. (a don Paoluccio)

Paoluccio. È vero, ho prese anch’io le prime lezioni sotto una sì gentile maestra; ma! non saprei: l’aria del gran mondo guasta il cuore degli uomini. Lo credereste? Dacchè manco dal mio paese, la mia costanza non ha avuto periodo lungo più di quindici giorni.

Florida. Veramente è una cosa comoda quel variare.

Lavinia. Dunque don Paoluccio non ha per me la bontà solita, non ha la solita stima.

Paoluccio. Sì certamente. Ho tutto il rispetto per donna Lavinia. Voi meritate di essere adorata. Ho sempre riputati felici i primi giorni della mia libertà che a voi ho sacrificata; e l’unico rammarico mio fu sinora, non sapere chi sia stato il mio successore nel possedimento della grazia vostra.

Lavinia. Voi mi offendete, dubitando che possa avere mancato con voi al dovere dell’amicizia.

Paoluccio. Questo è un dovere, che non impegna a vivere solitari. Voi mi farete arrossire, se mi parlerete di cotali eroismi. So che lo dite per farmi insuperbire, ma non lo credo. Donna Florida, con realtà, in confidenza, chi è il cavalier servente di donna Lavinia?