Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XIII.djvu/66

Da Wikisource.
60 ATTO SECONDO


potrà mai immaginarsi, che il mio cavaliere mi serva alla moda di Francia? Non so che dire. Proverò per un poco, e se non mi comoda la foggia nuova, penerò poco a ritornare all’antica. (parte)

SCENA X.

Libera e Menichina.

Libera. Sono andati via tutti; non c’è più nessuno.

Menichina. Se tornasse qui don Eustachio, glielo vorrei dire che non mi basta.

Libera. Non vi basta l’argento per le maniche?

Menichina. No; ne mancherebbono quattro dita.

Libera. Aspettiamolo, che verrà.

Menichina. Se voi non volete restare, non preme, ci starò da me.

Libera. Carina! vorreste restar qui sola, eh?

Menichina. Dico così, perchè ho sentito dire dalla castalda, che vostro marito vi cerca.

Libera. Che importa a me di mio marito? Mi cerchi pure, a qualche ora mi troverà.

Menichina. Non vorrei che per causa mia vi gridasse. L’ho sentito dire anche questa mattina, che non ha piacere che venghiate qui.

Libera. È curioso quel mio marito. Non vorrebbe ch’io venissi, che praticassi; e poi, quando ha bisogno di qualche cosa, si raccomanda a me. Se non foss’io, non si starebbe nella casa dove si sta. Non paga mai la pigione, e il padrone di casa non dice niente.

Menichina. Sta zitto per voi?

Libera. E per chi poi? Per me.

Menichina. Anche mia madre mi racconta, che quando andava in città con mio padre, stavano dei mesi da un suo compare, e non ispendevano niente.

Libera. Quand’io vado in città, mio marito non ce lo voglio; ma quando torno poi, gli porto sempre qualche cosa di bello.