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LA DONNA SOLA 157
Andate a ritrovare don Isidoro intanto.

Ei nel giardin vi aspetta. Fatelo rider tanto.
Poscia il perchè bellissimo di leggervi mi preme;
Quando saremo soli, lo leggeremo insieme.
Pippo. Benissimo, ho capito. Don Lucio, riverente.
Di già di quel negozio non m’importa niente.
(a don Lucio, e parte)

SCENA XII.

Donna Berenice e don Lucio.

Lucio. Voi mi badate poco, cara signora, e invano

Questo foglio m’invita.
Berenice.   Perchè tenerlo in mano?
Lucio. Per poter far constare la ragion che mi guida
A venir dove nacque il punto di disfida.
Berenice. Lasciate ch’io vi parli con vero amor sincero:
Voi siete poco cauto, e poco cavaliero.
Mostrar vorrete a quelli che forse non lo sanno,
Le beffe che di voi dai discoli si fanno?
Il testimon vorrete mostrar nel foglio espresso
Del disprezzo che serba il mondo di voi stesso?
Quel che là dentro ho scritto, a voi lo posso dire;
Non lo direi ad altri, a costo di morire.
Volano le parole, lo scritto ognor rimane,
E son di un foglio a vista tarde le scuse e vane.
Più di quanto fu detto di voi dal volgo insano,
Pregiudicar vi puote chi ha quella carta in mano.
E se talun con arte ve la rapisce un giorno,
E se girar si vede la bella carta intorno,
Quale ragione avrete contro un sì fatto imbroglio?
Arrossirete in volto. Datelo a me quel foglio.
(glielo leva di mano)
Note pericolose vadano col demonio. (lo straccia)
(Così dell’arte mia perito è il testimonio). (da sè)