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LA VEDOVA SPIRITOSA 353
Che mi ha contro i cognati la dote assicurato.

Don Ferramondo poi, capitan valoroso,
Insiste più d’ogni altro per essere mio sposo.
Ma ci penserò bene pria di saltare il fosso.
La libertà acquistata vo’ conservar, s’io posso.
Luigia. Fate così, sorella; se non vi preme alcuno,
Dei tre che vi vorrebbero, cedetemene uno.
Placida. Qual vorreste di loro?
Luigia.   Per verità non so.
Lasciate ch’io li veda, e poi ci penserò.
Placida. Tutti han merito grande, ma tutti i tre soggetti
Hanno le lor virtudi, ed hanno i lor difetti.
Il capitano è pieno di spirto e di buon cuore,
Ma facile ad accendersi di sdegno e di furore;
Parla ben, pensa bene il giovane avvocato,
Ma nei ragionamenti è un poco caricato;
E l’altro cavaliere, ricco e di bell’aspetto,
A forti distrazioni spessissimo è soggetto.
Qual dei tre scegliereste?
Luigia.   Non sembrami gran fatto,
Che veggasi talvolta un cavalier distratto.
E se l’affettazione anche il legal trasporta,
Quand’egli è un uomo buono, l’affettazion che importa?
E in quanto al capitano, che è facile allo sdegno,
Se è saggio ed amoroso, non è d’amore indegno.
Placida. Sian buoni, sian cattivi, sian belli o siano brutti,
Sorella, a quel ch’io sento, a voi piacciono tutti.
Luigia. Mi sembra onestamente pensar come conviene,
Se trovomi disposta a prender quel che viene.
Placida. Certo che il matrimonio può pareggiarsi a un lotto.
Chi studia più, sa meno; chi l’indovina è dotto.
Tante che si hanno scelto lo sposo, innamorate,
Credendo di far bene, rimasero ingannate.
E tante che il marito hanno pigliato a sorte,
Son state fortunate, felici insino a morte.