Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1912, XIV.djvu/480

Da Wikisource.
472 ATTO SECONDO


non credo far disonore nè a lei, nè alla sua famiglia; non mi credea che in questa casa si andasse a desinare a quest’ora; se lo avessi saputo, avrei differito a venirvi, ma con tutto questo a voi non è lecito di trattar male con un mio pari.

Isidoro. Signore, con chi parlate?

Berto. (Zitto, ch’è un capitano). (piano a don Isidoro)

Ferramondo. Se gli amici vostri sono così indiscreti, che vi fanno commettere una mala azione, saprò io trattar come merita questa gente vile e malnata, che non conosce i doveri suoi.

Anselmo. Veramente, signore, voi vi avanzate in modo...

Berto. Zitto, ch’è un granatiere. (a don Anselmo, con isdegno)

Ferramondo. Cerco di donna Placida. (ad Anselmo, con sdegno)

Anselmo. A me? Io non sono padrone di casa.

Berto. Sarà di là, signore: se comandate...

Anselmo. (No, che vi è la fanciulla con essa). (piano a don Berto)

Isidoro. Volete donna Placida? Potete andare, ecco là la sua camera. (a don Ferramondo) Lasciate che egli vada, che intanto potremo andare a mangiare. (piano a don Berto)

Ferramondo. Lo sa donna Placida, che io desidero riverirla?

Berto. Gli faremo far l’ambasciata.

Isidoro. Può andar liberamente, che di già non sarà occupata.

Anselmo. Un cavaliere ben nato, che sa il trattar civile, saprà che non gli conviene una simile libertà. (a don Ferramondo)

Ferramondo. So i miei doveri, e non ho bisogno di apprendere le convenienze da voi. (a don Anselmo)

Anselmo. Ed io, signore, son uno, che con amore sincero dico liberamente la verità; si lasciano stare le donne, e non si va a tentarle, sia detto con vostra buona licenza. (a don Ferramondo)

Ferramondo. E chi sei tu, che pretendi di farmi il correttore? zelante indiscreto, impostore falsario. Vieni qui a ostentare la bontà e la dottrina, per farti merito e per iscroccare la mensa? Oppure, ribaldo, ascondi sotto il manto di agnello il cuore di lupo, per insidiar le donzelle? L’uno o l’altro di questi due motivi ti deve far parlare senza ragione, e moralizzar fuor di tempo. Un cavaliere che visita una donna onesta e civile, dà