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L'APATISTA 215
Qual fortuna, signore, havvi da me guidato?

Giacinto. Compatite, vi prego, un cuore innamorato.
Ritornato da un viaggio, trovai fuor di città
Quella che mia consorte un giorno esser dovrà.
Seppi ch’era in campagna, a ritrovarla andai,
Ma i passi miei fur vani, e più non la trovai.
Mi dissero le genti, ch’ella sul far del dì
Partissi, e che il suo viaggio esser dovea fin qui.
Onde di voi sapendo la bontà generosa,
Venni qui arditamente a ritrovar la sposa.
Cavaliere. Bellissima davvero!
Giacinto.   Andiamo per le corte;
La contessa Lavinia venuta è a queste porte?
Cavaliere. Sì signore, è venuta.
Giacinto.   Partì da questo loco?
Cavaliere. Non ancor.
Giacinto.   Con licenza...
Cavaliere.   Piano, signore, un poco.
(lo trattiene)
Giacinto. Deh non mi trattenete, deh lasciate che almeno
Provi qualche respiro, nel rivederla, in seno!
Cavaliere. Quant’è che voi mancate?
Giacinto.   Tre mesi... (come sopra)
Cavaliere.   Favorite.
Carteggiaste con essa?
Giacinto.   Non carteggiai... (come sopra)
Cavaliere.   Sentite.
Vi è noto il testamento...
Giacinto.   Che importa a me di questo?
Lasciate ch’io la veda, poi mi direte il resto.
(come sopra)
Cavaliere. Signor, voi finalmente siete nel tetto mio;
Prima che la vediate, vorrei parlare anch’io.
Giacinto. Come! sareste forse mio rivale in amore?
Cavaliere. Voi non saprete nulla, se non calmate il cuore.