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372 ATTO PRIMO
Che serve che mi dica: il padron mi vuol bene?

Così con uno sposo parlar non ti conviene.
So che sei onorata, nessun te lo contrasta;
Opera con giudizio, fa il tuo dovere, e basta.
Valentina. Ben ben, vi ho già capito; un galantuom voi siete...
Baldissera. Parliam d’un’altra cosa. Bisogno ho di monete.
Valentina. Come? non v’ho io dato l’altr’ier dieci ducati?
Baldissera. E per questo? che serve, se già li ho adoperati?
Valentina. Cosa ne avete fatto?
Baldissera.   Oh, questa io non l’intendo.
Che abbia a rendervi conto di tutto quel ch’io spendo.
Li ho spesi, e tanto basta. Vado di giorno in giorno
Provvedendo la casa, e me li metto intorno.
Ho comperato un letto, due quadri ed uno specchio,
Due dozzine di tondi, una caldaia, un secchio.
Comprato ho un fornimento per ammannire il foco.
(Guai a me, se sapesse che li ho perduti al gioco).
(.da sè)
Valentina. Caro il mio Baldissera, se gl’impiegate bene,
Ve ne darò degli altri, farò quel che conviene.
Non vo’ che vi offendiate, se vo’ saper anch’io
Come i danar sen vanno, come si spende il mio.
Ma cosa dico il mio? doveva dire il nostro.
Tutto è fra noi comune: quel ch’io possedo, è vostro.
Baldissera. Datemi due zecchini.
Valentina.   Cosa vorreste farne?
Baldissera. Di già me l’aspettava. Non vo’ più domandarne.
Se in tutto ho da dipendere, come un bambin da cuna,
Non voglio a questo prezzo comprar la mia fortuna.
Valentina. Ma non andate in collera. Eccoli qui, tenete.
(mostra i due zecchini)
Baldissera. Questa volta li prendo.
(mostrando di farlo per compiacenza)
Valentina.   Ma cosa ne farete?
(li trattiene)