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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1912, XV.djvu/386

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378 ATTO PRIMO
Fabrizio. Ponetevelo in dito, sarà quel che sarà.

Valentina. Sarà quel che sarà. Tengo l’anello al dito.
Già per me non m’importa di ritrovar marito.
Finchè vive il padrone, vo’ stare in questo stato,
Sposo cercar non voglio. (Perchè l’ho già trovato).
Fabrizio. E pur, prima ch’io muoia, spero vedervi ancora
Con uno sposo al fianco, e diventar signora.
Valentina. Avreste cuore adunque d’abbandonarmi?
Fabrizio.   Oibò.
Anzi vorrei... ma basta; tutto spiegar non vo’.
Per or non mi obbligate a dir più di così.
Quel che nel core io medito, voi lo saprete un dì.
Valentina. Son nelle vostre mani, di me dispor potete.
Obbediente figlia, serva fedel mi avrete.
Fabrizio. Figlia, serva, e non altro?
Valentina.   Tutto quel che vi aggrada.
Fabrizio. Per esempio; se mai...
Valentina.   Signor, convien ch’io vada.
Sento nella cucina a strepitare il cuoco.
Quel che si fa in cucina, voglio vedere un poco.
Tempo avrem di discorrere, ci parlerem sta sera.
(Quest’anel sarà buono per il mio Baldissera).
(da sè, e parte)

SCENA III.

Fabrizio solo.

Se cerco in tutto il mondo, trovare io non potrei

Per fede e per prudenza un’altra come lei.
Che giovane di garbo! che femmina onorata!
Per mia consolazione il ciel me l’ha mandata.
Guai a me s’ella andasse lontan da queste soglie!
Per meglio assicurarla, vo’ prenderla per moglie.
Son queste due nipoti che sturbano il disegno,
Ma saprò liberarmene col più veloce impegno.