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IL PADRE PER AMORE 31
Luigi. Ah signor, tal notizia mi anima e consola.

Quanto a voi son tenuto!...
Fernando.   Ecco la mia figliuola.

SCENA V.

Donna Isabella, donna Placida e detti.

Fernando. Venite alle mie braccia, figlia diletta e cara;

Non vuò vedervi in volto segni di doglia amara.
Chi più di me dovrebbe lagnarsi del destino?
Ma se natura ascolto, me alle sue leggi inchino.
E voi, dopo aver tanto pianta l’estinta madre.
Ora pensar dovete a consolare il padre.
Isabella. Lo farei se potessi, ma son dolente ancora.
Placida. È di cuor tenerissimo la povera signora.
Tento ogni strada invano di serenar quel ciglio.
Fernando. Della governatrice seguite il buon consiglio.
So pur che voi l’amate quanto la madre istessa.
Isabella. Qual per la madre or piango, io piangerei per essa.
Luigi. Dolce amabile cuore non sa frenare il duolo.
Fernando. Isabella, appressatevi, che sì che io vi consolo?
So che nel vostro petto, oltre l’amor materno,
Arde segretamente un dolce foco interno.
Cara, non arrossite, non vi coprite il volto:
L’ardor non disapprovo, che avete in seno accolto.
Anzi amar don Luigi vi esorto e vi consiglio:
Amatelo qual sposo; l’amo anch’io come figlio.
Luigi. Deh, gradite i sinceri teneri affetti miei, (a donna Isabella)
Fernando. Via, parlar vi concedo. (a donna Isabella)
Placida.   Parlerò io per lei.
Isabella. No, di tacer vi prego. (a donna Placida)
Placida.   Non può spiacervi, io spero,
(a donna Isabella)
Malgrado a un bel rossore, che si confessi il vero.
Signor, la giovinetta dal dì che al mondo è uscita,
(a don Fernando)