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L'AUTORE

A CHI LEGGE.

Q

UESTA Commedia ha qualche cosa di nuovo e di capriccioso. Al terminare del primo Atto, pare ch’ella sia principiata e finita. Poiché, siccome l’unico interesse di questa Rappresentazione è un Matrimonio, s’introduce il discorso sin dalla prima Scena; vi sono dei ragionamenti, degli accidenti, che vagliono ora a dilazionarlo, ed ora ad accelerarlo, e finalmente alla presenza di testimonj, con tutte quelle solennità che sono possibili sulla Scena, si forma indissolubile il matrimonio, ed ecco la Commedia finita. Ma qui appunto è dove ha principio l'azion principale di una Sposa sagace, impegnata ad occultare il suo stato in faccia del mondo, in faccia ai parenti, e collo sposo al fianco.

Guardimi Dio ch’io abbia perciò intenzione di ammaestrar le Fanciulle in simile pericolosa scaltrezza; che anzi ingegnato mi sono di condannarla e farla detestare in iscena dalla donna medesima che ne fa uso. La moralità dee cadere sulla Matrigna, che vana e orgogliosa per se medesima, ed indiscreta rapporto alla povera sua Figliastra, la mette quasi in disperazione, e la trasporta a un tal passo. Molto vi contribuiscono i servi, e sopra questi aprino1 gli occhi i padri di famiglia, che spesse volte da essi suol dipendere la rovina de’ figli. Io per altro non iscrivo sermoni per insegnare, ma Commedie per onestamente divertire. Questa certamente ha ottenuto l’intento sopra il Teatro; se tale sarà la sorte sua in questi Tomi2, non si potrà dire che sia cattiva Commedia.

  1. Così il testo.
  2. Questa prefazione uscì in testa alla commedia nel t. VIII (1761) dell’ed. Pitteri di Venezia.