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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1912, XV.djvu/501

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LA SPOSA SAGACE 493
Petronilla.   A che?

Duca. All’ombre.
Petronilla.   All’ombre in due?
Duca.   Si può giocar in tre.
Petronilla. Bene, aspettiamo il terzo.
Duca.   Il terzo noi l’abbiamo.
Chiamate donna Barbara, e principiar possiamo.
So che sa giocar bene.
Petronilla.   Oibò, non sa niente.
Duca. Perdonate, signora, gioca perfettamente.
Petronilla. Dunque, per quel ch’io sento, voi la stimate assai.
Non vorrei, signor Duca, ci fossero dei guai.
Quando una sciocca simile voi d’apprezzar mostrate,
Veggovi del mistero, e sospettar mi fate.
Duca. Non può la mia condotta rendervi alcun sospetto,
Tralasciam di giocare.
Petronilla.   Possiam fare un picchetto.
Duca. Tutto quel che vi piace.
Petronilla.   Chi è di là? vi è nessuno?

SCENA IX.

Il Cavalier Ferrante e detti.

Cavaliere. Servirò io, Madama, se non risponde alcuno.

Petronilla. Oh Cavalier, venite. Ora che siamo in tre,
Possiam giocare all’ombre.
Cavaliere.   S’ha da giocar? perchè?
La sera e la mattina sentesi in ogni loco
Nelle conversazioni a intavolar il gioco;
Par che divertimento migliore non vi sia,
E il gioco non è altro che una malinconia.
Io non la so capire che compiacenza è questa,
Star colle carte in mano a rompersi la testa;
E gridar col compagno, e fare il sangue verde,
E maledir chi vince, e corbellar chi perde.