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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1912, XV.djvu/536

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528 ATTO QUARTO
Policarpio.   Sentite una parola....

Petronilla, Orsù, parliamo un poco della vostra figliuola.
Policarpio. Di già me l’aspettava, temete che a drittura...
Via, non dirò niente; non abbiate paura.
Parliam della figliuola. Penso di maritarla.
Petronilla. In ciò siamo d’accordo, è ben di collocarla.
Policarpio. Ella è in età discreta; di dote è provveduta,
E non è tanto sciocca.
Petronilla.   Lo so ancor io ch’è astuta.
Policarpio. Ma non saprete tutto.
Petronilla.   So forse più di voi.
Policarpio. Lo sapete che anch’ella ha gli amoretti suoi?
Petronilla. Sì, ho scoperto ogni cosa1 e so chi la pretende.
Policarpio. Come lo rilevaste?
Petronilla.   Chi ha buon orecchio, intende.
Policarpio. Che vi par del partito?
Petronilla.   Mi par che sia buonissimo.
Policarpio. Pare anche a me un figliuolo dabbene e prudentissimo.
Voi che le case nobili tutte vi saran note.
Vi pare che li meriti trenta mila di dote?2
Petronilla. Di una famiglia illustre non vi dirò ch’ei sia,
Non si può, per esempio, mettere colla mia;
Ma però in ogni modo è nato cavaliere,
E il padre della sposa non è che un finanziere.
Senza una buona dote sperar non si potrà,
Ch’ei voglia con tai nozze sporcar la nobiltà.
Policarpio. Sporcar la nobiltà?
Petronilla.   Almen non crederei
Ch’ei fosse così sciocco, come son stati i miei.
Policarpio. Dunque per me vi siete sporcata in questo loco?
Consolatevi almeno che vi ho sporcato poco.
Petronilla. Ciò non conclude nulla.

  1. Ed. Zatta: ho scoperto tutto ecc.
  2. Ed. Zatta: Voi cui le case nobili tutte saran ben note, - Credete che le meritin trenta mila di dote?