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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1912, XV.djvu/546

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538 ATTO QUINTO
Lisetta.   Subito, sì signora.

(in atto di partire)
Veggo venir Mariano. Fate che ve la dia.
Barbara. Me la darà senz’altro.
Lisetta.   (La tabacchiera è mia).
(da sè, e parte)

SCENA III.

Donna Barbara, poi Mariano.

Barbara. Sono in un grande imbroglio. Che gran giornata è questa!

Voglia il ciel che mi riesca quel che mi viene in testa.
Mariano. Che comanda, signora?
Barbara.   Dov’è la tabacchiera
Che ti donai stanotte?
Mariano.   Lisetta è una ciarliera.
Non le credete nulla.
Barbara.   Qui non c’entra Lisetta;
Voglio la tabacchiera, e spicciati, che ho fretta.
Mariano. In tasca io non ce l’ho. Signora, in verità,
L’ho chiusa, l’ho nascosta, nessun non la vedrà.
Barbara. Portala immantinente.
Mariano.   Signora mia, perchè
Vuol levarmi una cosa che ha regalato a me?
Forse non me la merito a far quello che ho fatto?
Barbara. Non replicar, Mariano, la voglio ad ogni patto.
Dammela colle buone; se non dal padre mio
Ti farò discacciare. Posso qualcosa anch’io.
Mariano. Eh cospetto di bacco! non me n’importa un fico.
Ecco la tabacchiera. So io quello che dico.
(dà la tabacchiera a donna Barbara)
Barbara. Teco in altra maniera farò quel che conviene.
Mariano. Ha ragione, signora, ch’io sono un uom dabbene.
Per altro questo è il modo di mettermi in cimento,
Di trar dietro alle spalle la fede e il giuramento.
Ma se mai per Lisetta...