Vai al contenuto

Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1913, XVI.djvu/337

Da Wikisource.

LA DONNA FORTE 303
La Marchesa non sappia ch’io son nel vostro quarto.

Il camerier si cerchi; senza di lui non parto.
Angiola. Farò che una mia donna lo trovi immantinente.
Di lei posso fidarmi; altrui non dirà niente.
Ma vi consiglio intanto a moderare il foco;
Potete la Marchesa mortificar con poco.
A voi non manca il modo di farlo in guisa tale,
Onde il rimedio stesso non sia peggior del male.
Col Conte io vi consiglio di regolar lo sdegno;
Se la donna l’invita, ei di perdono è degno.
Esser con lei dovete assai più rigoroso.
(Bramo di vendicarmi, senza smarrir lo sposo). (parte)

SCENA X.

Il Marchese solo.

Di regolar lo sdegno so che prudenza impone.

Ma chi può mai vantarsi padron della ragione?
Questo poter sublime a noi dal ciel donato,
Talor dalla passione è vinto e dominato,
E chi frenar dell’ira può la passione ultrice,
Può vantarsi nel mondo di vivere felice.
Fuggirò di vederla fin che si calmi il foco...
Scellerata, sugli occhi mi viene in questo loco?
(osservando verso la scena)
Ah, l’onor mi sollecita che di mia man l’uccida.
Aiutatemi, o numi, a tollerar l’infida.

SCENA XI.

La Marchesa ed il suddetto.

Marchesa. Signor, degna non sono?

Marchese. No, che non sei più degna
Che a rivederti io venga, perfida donna indegna.
Togli da me quel volto che può ispirarmi orrore.