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454 ATTO SECONDO
Un uomo vecchio del mestier non falla;

Anderò traccheggiando dolcemente,
Fino che al balzo ci verrà la palla.
Fabrizio. L’impresario so far passabilmente;
Ma conosco ancor io, che col sensale
I contratti si fan più facilmente.
Ridolfo. Io li confondo a forza di dir male,
I suoi difetti glieli dico in volto,
Mostrando che di lor poco mi cale.
Eppur de’ ballerini il popol folto,
E de’ cantori e canterine a iosa,
Mi sta d’intorno, e si confìdan molto.
Poichè la turba loro è numerosa,
E va mal la faccenda e soglion dire:
Più che niente, è meglio qualche cosa.
Gli impresari si vedon fallire
Per tutto il mondo, e per esser pagati
Musici e ballermi han da piatire.
Escono per lo più degli scannati
A pigliare i teatri, e degnamente
Veggonsi qualche volta bastonati,
E fanno di lontan venir la gente,
E prometton danari anticipati,
E ritiransi poi villanamente,
E d’accordo con altri interessati
Fingono sian cambiate le scritture,
E i virtuosi sono assassinati.
E vi son delle buone creature,
Che si pigliano i posti altrui promessi
Approfittando sulle altrui sciagure.
Ma un giorno forse proveranno anch’essi
Il medesimo tratto, che non giova
Il vil guadagno a spalle degli oppressi.
Perciò quando un teatro si ritrova
Dove la paga poca sia, ma certa,