Vai al contenuto

Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1913, XVII.djvu/336

Da Wikisource.
324
Nibbio.   Questi è un bravo omenone,

Pratico più di tutti per l’illuminazione.
Capo delle comparse costui è destinato
Con trentadue compagni, secondo il praticato.
Ecco qui il Portinaro, uomo di gran coraggio;
E per la prima donna, ecco, signore, il paggio.
Questi è il suggeritore, e questi è quel che addita
Al musici le prove, quando il maestro invita.
Ecco il bollettinaro, ecco quegli uomin bravi,
Che assistono ai palchetti, e vendono le chiavi.
Questi sa far da orso, costui fa da leone;
Vi sono spadaccini ventiquattro persone.
Quest’uomo dalla scena suol discacciare i cani,
E questi è destinato per battere le mani.
Alì. Smirne condur sta gente?
Nibbio.   Condurla è necessario.
Alì. Le viscere mangiar de povero impresario.
Direttor maledetto, se ti me far fallir,
Con un palo alle Smirne te voler divertir. (parte)
Nibbio. Questa ci mancherebbe?
Maccario.   Non temete niente.
Io vi farò un libretto, che incanterà la gente.
E se mai succedesse quel caso a voi predetto.
Vi farò l’epitaffio compreso in un sonetto. (parte)
Nibbio. Non bado alle sciocchezze, penso al periglio mio;
Ma di funesto evento dubitar non vogl’io.
Io faccio il mio mestiere, lo faccio come va,
E soglio dir per solito: Sarà quel che sarà, (parte)

Fine dell’Atto Terzo.