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LE AVVENTURE DELLA VILLEGGIATURA 151


ciulla saggia e civile; voi mancate alle leggi dell’amicizia, dell’ospitalità, della buona fede. Qual nome ci acquisteremo noi fra le genti? Qual figura dovremo fare nel mondo? Pensateci per voi stesso, e pensateci per me ancora. Se è vero che voi mi amiate, non procacciate la mia rovina. Avrete voi un animo sì crudele di sagrificare alla vostra passione una povera sfortunata, che ha avuto la debolezza d’aprire il seno alle lusinghe d’amore? Avrete un cuore sì nero per ingannare mio padre, per tradire Leonardo, per deludere sua germana? Ma a qual prò tutto questo? Qual mercede vi promettete voi da sì vergognosa condotta? Tutt’altro aspettatevi, fuor ch’io receda dal primo impegno. Sì, vel confesso, io vi amo, dicolo a mio rossore, a mio dispetto, vi amo. Ma questa mia confessione è quanto potete da me sapere. Assicuratevi ch’io farò il possibile per l’avvenire o per iscordarmi di voi, o per lasciarmi struggere dalla passione, e morire. Ad ogni costo noi ci abbiamo da separare per sempre. Se avrete voi l’imprudenza d’insistere, avrò io il coraggio di cercar le vie di mortificarvi. Farò il mio dovere, se voi non farete il vostro. Avete voluto obbligarmi a parlare. Ho parlato. Vi premea d’intendere il mio sentimento, l’avete inteso. Mi chiedeste, se dovevate vivere o morire; a ciò rispondo, che non so dire quel che sarà di me stessa; ma che l’onore si dee preferire alla vita.

Guglielmo. (Oimè! Non so in che mondo mi sia. Mi ha confuso a tal segno, che non so più che rispondere).

Giacinta. (Ah! è pur grande lo sforzo che fare mi è convenuto! Grand’affanno, gran tormento mi costa!)

SCENA IV.

Leonardo e detti.

Leonardo. Voi qui, signora?

Giacinta. (Oh cieli!)

Leonardo. Quali affari segreti vi obbligano a ritirarvi qui col signor Guglielmo?