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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1914, XIX.djvu/251

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LA SCOZZESE 239

Miledi. Io sono miledi Alton.

Friport. Miledi. (s’alza un poco, la saluta, e torna a sedere)

Miledi. Siete voi il signor Friport?

Friport. Per obbedirvi. (senza muoversi)

Miledi. Ho desiderio di parlare con voi.

Friport. (Già prevedo cosa vorrà: danari in prestito; sarà una di quelle che spendono più di quello che possono).

Miledi. (Questi uomini ricchi non rispettano la nobiltà). Posso parlarvi, signore?

Friport. Perchè no? (seguendo il fatto suo)

Miledi. Vi veggio occupato.

Friport. Se vi piace, vi farò servire. (offerendole il caffè)

Miledi. No, non m’occorre.

Friport. Lasciate dunque che mi serva io. (beve)

Miledi. Ehi! (chiama, e viene un servitore) Da sedere. (il servitore le dà da sedere, e parte) Signor Friport, vorrei che mi faceste un piacere.

Friport. Ch’io possa.

Miledi. Vorrei che mi faceste la finezza di dirmi chi sia colei che abita in quelle stanze.

Friport. Io non la conosco; ma non credo che le si debba dire colei.

Miledi. È qualche dama di condizione?

Friport. Io non la conosco.

Miledi. Non la conoscete? (burlandosi)

Friport. Io non la conosco, in parola d’onore.

Miledi. Eppure io so che la conoscete.

Friport. Oh bella! Quando vi dico in parola d’onore.... Sapete voi che cosa vuol dire in parola d’onore?

Miledi. Non avete voi sborsato per cauzione di lei cinquecento ghinee?

Friport. Sì, ne avrei sborsate anche mille.

Miledi. E dite di non conoscerla?

Friport. Non la conosco.

Miledi. Sarete dunque invaghito delle sue bellezze.