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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1914, XIX.djvu/252

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240 ATTO QUARTO

Friport. Io? V’ingannate; non ci penso nemmeno.

Miledi. E si fa uno sborso di tal natura senza conoscere la persona e senza esserne innamorato?

Friport. E tutto quello che si fa a questo mondo, si ha da fare per interesse? È bandita la carità, la compassione, la provvidenza? (alterato)

Miledi. Compatitemi. Io non vi credo.

Friport. Se non volete credere, non so che farci. Lasciatemi prendere il mio caffè, e son contento.

Miledi. Se non volete dirmi chi sia colei, sarete obbligato a dirlo a chi avrà la forza e l’autorità di costringervi.

Friport. Il mio caffè. Miledi. (con impazienza)

Miledi. Il vostro silenzio vi fa essere a parte di quei sospetti....

Friport. (Ho capito. Andrò a terminare di prenderlo col mio camerata). (prende tazze, coccoma ecc. e s’incammina)

Miledi. Che maniera è la vostra? (s’alza)

Friport. Miledi. (la saluta, e parte colle suddette cose)

SCENA XII.

Miledi Alton, poi Milord Murrai.

Miledi. Uomo vile, nato nel fango, e reso superbo dallo splendore dell’oro. Ma gli farò costar cara la villania che mi usa. Ah! Murrai, per tua cagione soffrir mi tocca gli insulti; ma stanca sono di menar per te questa vita, e tu non meriti l’amor mio. Sì, mi staccherò dalla memoria e dal cuore quest’inumano. Ma non lascierò invendicati i miei torti. Saranno scopo di mia vendetta Friport, Lindana, Murrai, e tutti quelli che hanno eccitato le mie collere e il mio risentimento.

Milord. (Uscendo dalla camera di Lindana, parla sulla porta) Torno a momenti. Parlato ch’io abbia col signor Friport, tornerò dalla mia adorata Lindana. Fabrizio, aspettatemi.

Miledi. Ah! il perfido esce dalla sua diva. E ho da soffrire il confronto di una donna incognita, di una avventuriera sospetta?