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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1914, XIX.djvu/388

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374 ATTO SECONDO


Ridolfo. No, gioia mia, non fate. Ho per voi lo stesso amore, la medesima tenerezza. Ho un piacere estremo di rivedervi e di potervi dare più certe prove dell’amor mio. Ma per amor del cielo, non ci facciamo scorgere in questa casa. Ci va dell’onor mio, e molto più ancora del vostro. Stiamoci chetamente già che ci siamo, e che nessuno se n’accorga della nostra buona corrispondenza. Politica, gioia mia, politica. Zitto, signor Batocchio; fidatevi di me, e non temete. (Se mi danno tempo, le mando tutte del pari).

Rosina. No vorave che sior Ridolfo....

Ridolfo. Zitto.

Traccagnino. (Zitto.)

Ridolfo. Viene la signora Costanza.

Rosina. Se el credesse che la buttessimo in barzelletta...

Ridolfo. Zitto.

Traccagnino. (Zitto. Arrabbiandosi.)

SCENA VII.

Costanza e detti.

Costanza. Sior Ridolfo, me consolo con ela.

Ridolfo. Di che, signora?

Costanza. Gnente, gnente. (L’ho ditto, no la voleva in casa sta femena).

Rosina. Signora, non credo mai che prendiate ombra di me, perchè questo signore ha favorito di tenermi un poco di compagnia.

Traccagnino. (Zitto. Piano a Rosina.)

Ridolfo. (Brava costei davvero. Ora parla toscano perfettamente).

Costanza. Mi la sa che l’ho ricevuda in casa per servizio, ma in casa mia, la me compatissa...

Ridolfo. In fatti, signora Costanza, io son venuto ad alloggiare da voi, credendo di star qui solo.

Rosina. S’ella desidera che gli si levi l’incomodo...

Ridolfo. Ma trattandosi per pochi giorni, ed essendo una persona onesta, che viene accompagnata da suo fratello...