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UN CURIOSO ACCIDENTE 127

Cotterie. Ah! no, madamigella, non mi tacciate d’ingratitudine, non mi addossate la crudeltà. Credei servirvi partendo; se m’ingannai, perdonatemi; se il comandate, io resto.

Giannina. No, non fia mai che un mio comando vi sforzi: seguite gli stimoli del vostro cuore.

Cotterie. Il cuor mi dice ch’io resti.

Giannina. Obbeditelo senza tema, e se il valore non vi abbandona, assicuratevi di mia costanza.

Cotterie. Che dirà vostro padre del cambiamento mio di pensiere?

Giannina. Egli era della vostra partenza poco meno di me dolente. Non è contento della vostra salute, e in fatti, sia effetto della pericolosa ferita, o di qualche afflizione del vostro animo, i medici non vi credono ristabilito, e sembra al mio genitore intempestivo il viaggio che intraprendete. Egli vi ama, e vi stima, e sarà contentissimo che rimanghiate.

Cotterie. Ha egli mai penetrato, ch’io abbia dell’inclinazione per voi, e che voi l’abbiate per me.

Giannina. La nostra condotta non gli diede adito di sospettare.

Cotterie. Possibile che mai gli sia passato per mente, che un uomo libero, che un militare possa accendersi della beltà e del merito della figliuola?

Giannina. Un uomo del carattere di mio padre facilmente si persuade dell’altrui onestà. Il cuore aperto con cui vi accolse ospite in sua casa, lo assicura di tutta la fede di un uffiziale d’onore, ed il conoscimento del mio costume lo mantiene in placidissima quiete. Non s’ingannò egli nè rispetto a voi, nè riguardo a me. Nacque ne’ nostri cuori la dolce fiamma, ma è rispettata da noi la virtù, e non delusa la sua credenza.

Cotterie. E non è sperabile, che la sua bontà si pieghi ad acconsentire alle nostre nozze?

Giannina. Questo è quello ch’io vo’ sperare dal tempo. Le difficoltà non dipendono dall’interesse, ma da un certo legame al costume della nazione. Se foste voi un mercante olandese, povero di fortune, ma di aspettativa mediocre, avreste a quest’ora ottenuta non sol la mia mano, ma centomila fiorini per darvi