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L’AMORE PATERNO 281

Camilla. No certo, voi non partirete di casa mia, ad ogni costo.

Pantalone. Nè mi soffrirò mai che Arlecchin se desgusta, e che el ve abbandona per causa mia.

Camilla. Lasciate il pensiero a me. Arlecchino veramente ha qualche premura di sposarmi, e non vorrebbe in casa nessuno, ma io gli farò meglio comprendere il vostro stato, il pericolo vostro e delle vostre figliuole, e spero che ancor egli si persuaderà. State qui, state allegro, non vi prendete pena. Vado a consolare le vostre care figliuole, a porre in calma il loro spirito, il loro cuore. Povero signor Pantalone! povera sventurata famiglia! Non temete di nulla. Il cielo vi provvederà. (parte)

SCENA V.

Pantalone, por Clarice.

Pantalone. Poverazza! La xe de bon cuor, no gh’ho gnanca podesto responder gnente. Le lagreme m’ha impedio de parlar, ma cossa oggio da far? Oggio da restar? Oggio da andar? Se vago via, cossa sarà de mi? Se resto qua, cossa sarà de Camilla? In tutte le maniere son confuso, son afflitto, son desperà.

Clarice. Oh via, signor padre, Camilla ci ha consolato. Rasserenatevi, consolatevi ancora voi.

Pantalone. Cara fia, cara la mia Clarice, come mai voleu che me consola, se me vedo proprio perseguità dal destin?

Clarice. Caro signor padre, il destino non vi farà mai tanto male, quanto voi ve ne fate da voi medesimo. Il maggior bene di questa vita è la quiete dell’animo, la rassegnazione, l’indifferenza. Ridetevi della fortuna. Ella ci può toglier tutto fuori della virtù, e non perdiamo niente, se ci resta il lume della ragione.

Pantalone. Oh cara! oh benedetta! oh che bocca d’oro! Ogni parola xe una perla, ogni sillaba un diamante, ogni discorso una manna, un zucchero che consola el cuor. Me conseggieu de restar?

Clarice. Sì signore, senza veruna difficoltà. La ragione c’insegna a soffrire il male, ma non mai a ricusare il bene. Si devono