Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1915, XX.djvu/299

Da Wikisource.

L’AMORE PATERNO 287

Pantalone. Come! Cossa distu? Ti xe un flauto, ti xe un canarin. Ti gh’ha un’abilità spaventosa.

Angelica. Troppo, troppo, signor padre. Pensate che l’amor proprio spesse volte fa travedere.

Pantalone. So quel che digo; me n’intendo al par de chi se sia. No so gnente de musica, ma gh’ho una recchia felice, che non falla mai. Co ho sentio un’aria una volta, son capace mi de dar el ton meggio de una spinetta, e se i falla una nota1, me n’incorzo de longo. Digo, e sostegno, che ti xe una cantante che no gh’ha l’ugual.

Angelica. Io non so di esser brava cantante, come voi dite, ma quando anche lo fossi, per piacere non basta. Bisogna aver la fortuna d’incontrar il genio delle persone che ascoltano.

Pantalone. In Franza i conosse el merito; no ti poi fallar.

Angelica. Lasciamo il merito da una parte, qui il gusto della musica è differente.

Pantalone. Cossa te par della musica de sto paese?

Angelica. In tutti i paesi del mondo, perchè piaccia una cosa, bisogna aver le orecchie accostumate a sentirla. Il bello ed il buono non si conosce che per rapporto ai confronti; se si confronta senza passione, si trova il buono per tutto: se l’animo è prevenuto in contrario, vi è da annoiarsi per ogni parte.

Pantalone. Ti parli da quella gran virtuosa che ti xe. Xela longa la cantata che ti ha composto?

Angelica. E brevissima. In questo ho seguitato il gusto francese. Qui amano le cose brevi, ed hanno molta ragione. Da noi le nostre musiche sono eterne, e le tante repliche fanno dispiacere le più belle arie del mondo.

Pantalone. Ma ti, fia mia, se ti replichi un’aria diese volte, ti piasi sempre, no ti stufi mai. Ti gh’ha un portamento de ose che tocca el cuor; ti gh’ha certe volatine, certi trilletti, che incanta. Cossa ti me piasi con quei to passetti! Aaa, aaa, aaa. Cara la mia zoggia, canteme qualcossetta, consoleme un po-

  1. Ed. Zatta: la nota.