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428 ATTO SECONDO

Crespino. Eh, le male lingue avranno da divertirsi più sopra di voi che sopra di me. (lavorando)

Giannina. Sopra di me? che cosa possono dire di me?

Crespino. Cosa m’importa che dicano ch’io faccio più il ciabattino che il calzolaro? Mi basta d’essere un galantuomo e di guadagnarmi il pane onoratamente. (lavorando)

Giannina. Ma io non vorrei mi dicessero la ciabattina.

Crespino. Quando?

Giannina. Quando sarò vostra moglie.

Crespino. Eh!

Giannina. Eh! cosa questo eh? cosa vuol dir questo eh?

Crespino. Vuol dire che la signora Giannina non sarà nè ciabattina, nè calzolaia, ch’ella ha delle idee vaste e grandiose.

Giannina. Siete pazzo, o avete bevuto questa mattina?

Crespino. Non son pazzo, non ho bevuto, ma non sono nè orbo, nè sordo.

Giannina. E che diavolo volete dire? Spiegatevi, se volete ch’io vi capisca. (si avanza)

Crespino. Vuol che mi spieghi? Mi spiegherò. Credete ch’io non abbia sentito le belle parole col signor Evaristo?

Giannina. Col signor Evaristo?

Crespino. Sì, Giannina mia... voi conoscete il mio core... voi siete testimonio dell’amor mio. (contrafacendo Evaristo)

Giannina. Oh matto! (ridendo)

Crespino. In verità, se sapessi la maniera di consolarlo! (cantrafacendo Giannina)

Giannina. Oh matto! (come sopra)

Crespino. Giannina, conservatemi l’amor vostro e la vostra bontà. (contrafacendo Evaristo)

Giannina. Matto, e poi matto. (come sopra)

Crespino. Io matto?

Giannina. Sì, voi, voi matto, stramatto e di là di matto.

Crespino. Corpo del diavolo, non ho veduto io? Non ho sentito la bella conversazione col signor Evaristo?

Giannina. Matto.