Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1923, XXII.djvu/239

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Geronte. Io non do ascolto alle parole di Marta, voglio saperlo da voi medesima.

Angelica. (Con timore) Mio fratello...

Geronte. (Contrafacendola) E bene! vostro fratello?

Angelica. Vorrebbe mettermi in un ritiro.

Geronte. Andereste volentieri in un ritiro?

Angelica. Ma, signore...

Geronte. (Con calore) Parlate.

Angelica. Non istà a me a decidere.

Geronte. (Con maggior forza) Io non dico, che voi decidiate; ma voglio sapere la vostra volontà.

Angelica. Signore, voi mi fate tremare.

Geronte. (Fra sè) (Mi farebbe crepar di rabbia), (ad Angelica, contrafacendosi) Avvicinatevi; capisco che voi non amate il ritiro, non è egli vero?

Angelica. Veramente non l’amerei moltissimo.

Geronte. Quale sarebbe lo stato che voi scegliereste?

Angelica. (Con timidezza) Non saprei...

Geronte. Non vi sgomentate, sono tranquillo, parlatemi liberamente.

Angelica. (Fra sè) (Ah! se avessi un po’ più d’arditezza!)

Geronte. Vorreste voi maritarvi?

Angelica. (Modestamente) Signore...

Geronte. (Con calore) Sì, o no?

Angelica. (Imbarazzata) Ma... Signore...

Geronte. (Con più forza) Sì, o no?

Angelica. (Tremante) Sì, signore.

Geronte. (Con vivacità) Ah! ah! volete maritarvi? Perder la libertà, la tranquillità? (bruscamente) Vi mariterò.

Angelica. (Fra sè) (Questa volta la sua collera non mi dispiace).

Geronte. (Bruscamente) Avete voi qualche inclinazione?

Angelica. (Fra sè) (Se avessi coraggio, gli parlerei di Valerio).

Geronte. (Con vivacità) Che? Avreste voi un amante?

Angelica. (Da sè) (Questo non mi pare il momento. Farò che gliene parli la donna di governo).