Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1923, XXII.djvu/250

Da Wikisource.
242


Costanza. Qual è il soggetto del vostro rammarico?

Angelica. Sono le conseguenze dei disordini di mio fratello.

Costanza. (Con sorpresa) I disordini di vostro fratello?

Angelica. Sì, e niuno può saperlo meglio di voi.

Costanza. Voi mi sorprendete; spiegatevi su quest’articolo.

Angelica. Egli è inutile...

SCENA XIX.

Geronte, Costanza, Angelica.

Geronte. (Entrando per la porta di mezzo chiama) Picard.

SCENA XX.

I sopraddetti e Picard.

Picard. (Sortendo dalla camera) Signore.

Geronte. (A Picard) E bene! Dorval?

Picard. Egli è nella vostra camera, che vi attende.

Geronte. È nella mia camera! E tu non venivi a dirmelo?

Picard. Non ho avuto tempo.

Geronte. (Avvedendosì con dispetto d’Angelica e di Costanza, parla bruscamente all’una, per essere capito dall’altra) Che fate voi qui? Questo è il mio appartamento, questa è la mia sala; qui non voglio donne, non voglio alcuno della vostra famiglia. Andate.

Angelica. (Con timidezza) Mio zio...

Geronte. Andate via, ve l’ho detto.

Angelica. (Parte mortificata.)

SCENA XXI.

Geronte, Costanza, Picard.

Costanza. Signore, scusatemi...

Geronte. (Parlando verso la porta per dove è sortita Angelica, ma volgendosi di tempo in tempo verso Costanza). È singolare! Che impertinenza! Vuol venire a inquietarmi; che stia nel suo quarto, io sto nel mio; là vi è un’altra scala per sortire; si chiuderà quella porta.