Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1923, XXII.djvu/272

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Picard. È partito.

Geronte. (Adirato) Com’è partito?

Picard. (Impazientato) È partito, come si parte.

Geronte. Temerario! Così mi rispondi? (lo minaccia e lo fa retrocedere.)

Picard. Signore, se non siete contento di me, licenziatemi; ma non mi maltrattate.

Geronte. Licenziarti! licenziarti! Tu ardisci di profferirlo, (lo incalza con veemenza, lo fa rinculare, e Picard, urtando nella sedia vicina al tavolino, cade.)

Picard. Ahimè! (alzandosi come può, ed appoggiandosi alla sedia)

Geronte. (Intenerito) Che cos’è?

Picard. Sono stroppiato.

Geronte. (Da sè) (Pover’uomo, me ne dispiace). Puoi camminare?

Picard. Mi proverò.

Geronte. (Pensando) Vattene...

Picard. Mi licenziate?

Geronte. No, va da tua moglie farti medicare1. tieni, (tira di tasca una borsa per dargliela.)

Picard. (Da sè) (Che buon padrone!) Non signore, vi ringrazio, spero non vi sarà gran male.

Geronte. (Offrendogli la borsa) Tieni...

Picard. (Ricusando per onestà) Signore...

Geronte. Come! Tu ricusi il danaro? Lo fai per orgoglio, lo fai per isdegno? Credi ch’io l’abbia fatto a posta? Povero Picard! Prendi, e non mi far adirare.

Picard. Voi me lo comandate, lo prendo, e vi ringrazio della carità che mi usate.

Geronte. Va subito.

Picard. (Va zoppicando) Si signore.

Geronte. (Veggendolo zoppicare) Aspetta, aspetta, prendi la mia canna.

  1. Nel testo è stampato scorrettamente: No, va da tua moglie fati medicare ecc. Si potrebbe anche correggere: No, Va da tua moglie, fatti medicare ecc. Nell’originale francese: Vat-t-en chez ta femme, qu’on te soigne