Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1923, XXII.djvu/71

Da Wikisource.

GLI AMANTI TIMIDI 63

Arlecchino. No la me dise gnente? Crédala che la so amiga sarà contenta, che no vaga via?

Camilla. Crederei di sì.

Arlecchino. Mo cara! mo benedetta quella so amiga! (allegro)

Camilla. Ma se non partite oggi, partirete da qui a pochi giorni. La consolazione dell’amica non durerà lungo tempo.

Arlecchino. Ma intanto se poderia...

Camilla. Giacchè presto o tardi dovrete partire, lasciate almeno una memoria di voi alla mia cara amica.

Arlecchino. Lo faria volentiera; ma no saveria cossa darghe, che la podesse gradir.

Camilla. Lasciatele il vostro ritratto. Datelo a me, che lo darò all’amica.

Arlecchino. Ma se l’amìga no la lo vol, se la me l’ha mandà indrio?

Camilla. Vi dirò: ella è assai delicata. Non ha voluto ritenere un ritratto che aveva avuto per accidente; ma so che lo riceverà volentieri dalle vostre mani.

Arlecchino. Se la xe cussì, velo qua. (tira fuori il ritratto) Tolè, deghe el mio ritratto,1 e assicurèla de tutto l’amor dell’original.

Camilla. L’amate senza conoscerla?

Arlecchino. Ah! me par de conosserla. (con tenerezza) Credo de no m’ingannar. (guardandola con passione) Diseghe a sta cara amiga, diseghe che l’amo con tutto el cuor.

Camilla. Ed io vi assicuro, che io... che ella... che l’amica... (Non posso più). (da sè)

Arlecchino. Per pietà, per compassion, no me tegnì più in pena, ve supplico, ve sconzuro. Disème la verità: vu se quella, vu se l’amiga.

Camilla. No, no, non sono io. (con estrema passione)

Arlecchino. Ma sì, per pietà, per compassion. (si getta in ginocchio)

Camilla. No, l’amante... l’amica... Vien gente. (con timore)

Arlecchino. Poveretto mi. (balza in piedi)

  1. Pasquali ha il punto.