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ROSMONDA 125

SCENA III.

Rosmonda e detti.

Rosmonda.   Fermate il passo.

Dove, spietati, il genitor guidate?
Alerico. Figlia, de’ tuoi consigli è questi1 il frutto.
Tu mi togliesti a morte e mi serbasti
Allo scorno, all’obbrobrio, alle catene.
Rosmonda. Deh taci per pietà, deh non volermi
Co’ rimproveri tuoi squarciar le piaghe
Fatte già nel mio sen dal mio dolore.
Vivi; chi sa, forse l’iniqua ruota
Volgerà di fortuna altrove il corso.
Alerico. Questa vana lusinga è il consueto
Inganno de’ mortali. Il mal ci preme
E in lontananza ci lusinga il bene;
Altro bene non curo, altro non chiedo
Che la sola vendetta. Ah tu rammenta
Che ad Attilio, ch’a me la promettesti.
Rosmonda. Sì, sì, non dubitar. Farò io sola
La vendetta comun. Dal sen crudele
Di Germondo ch’è tuo, ch’è mio nemico,
L’empio sangue trarrò.

SCENA IV.

Germondo e detti.

Germondo.   Numi, che sento!

(da sè, non veduto
Alerico. Lascia che al sen ti stringa.
Cratero.   Omai troncate
Questo indegno colloquio, e di Germondo
Cauti apprendete a rispettare il nome.

  1. Così il testo.