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116 ATTO SECONDO
Soffrirò, penerò; sospiri e pianti

Spargerò innanzi a te. Cedon le pietre
Al frequente cader d’umide stille;
Non cederà il tuo cor?
Germondo.   No, poichè invano
Di giungere al mio cor spera il tuo pianto.
Son fedele a Rosmonda e pria ch’io lasci
D’amarla, lascierò questa mia vita.
Soffri, Alvida, il rigor del tuo destino;
Lascia d’amar chi l’amor tuo non cura. (parte

SCENA VIII.

Alvida, poi Stenone.

Alvida. Oh consiglio inumano! Oh rio disprezzo

Che mi penetra il cor! Empio, crudele!
Ch’io ti lasci d’amar? Sarai contento:
Chi non cura il mio amor, provi il mio sdegno.
T’abborrirò quanto t’amai. Spietato,
Morrò per tua cagion, ma la mia morte
Cara ti costerà. Vuo’ vendicarmi
Di Rosmonda e di te. D’entrambi il seno
Vuo’ trafitto mirar. Ma vien Stenone:
Giovi il credulo amante al mio disegno.
Stenone. Qual turbine, mia cara, offusca il vago
Tuo sereno sembiante?
Alvida.   Ardo di sdegno,
Nè mi speri veder cangiata in viso
Chi non osa tentar le mie vendette.
Stenone. Imponi pur: se di Stenone il braccio,
Se il sangue mio, se il mio valor ti giova,
Tutto impegno per te.
Alvida.   Brami l’acquisto
Del mio cuor, di mia destra?