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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1926, XXIII.djvu/140

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122 ATTO SECONDO
Alvida.   Il brami estinto,

Ed il colpo impedir pretendi audace?
Rosmonda. Impedir io pretendo un tradimento.
Alvida. Ciancia a tuo senno. Io vuo’ svenar l’indegno.
Tu il difendi, se puoi.
Rosmonda.   Tutto il mio sangue
Spargerò in sua difesa.
Alvida.   E riserbato
Ad altr’uso il tuo sangue. Oggi tu stessa
Accrescerai le vittime al mio sdegno. (parte

SCENA XII.

Rosmonda sola.

Da qual barbaro seno il crudel latte

L’empia donna succhiò? Che mai le feci?
Perchè meco è sdegnata? Ama ella forse
L’infelice Germondo, e i suoi furori
Di tristo amor, di gelosia son figli?
Ma sfoghi almen contro di me lo sdegno,
Non offenda Germondo. Ah sì, difeso
Sarà dall’amor mio, da quell’amore
Che nutro in seno e che svelar non deggio.
Conosco il mio dover. Soffrirò in pace
L’eccesso del dolor; ma niuno ardisca
D’offendere il mio bene. Io stessa, io stessa
Salva la gloria mia, salvo il decoro,
A Germondo sarò difesa e scudo.



Fine dell’Atto Secondo.