Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1926, XXIII.djvu/150

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132 ATTO TERZO
Non mi staccar...

Alerico.   M’irriterai se resti.
Rosmonda. Ubbidisco. (Che pena!) Ah! tu crudele, (a Germondo
Pensa per tua cagion quanto sospiro,
Tu perfido Germondo...
Alerico.   Olà, si tronchi
L’inutile garrir. Col tuo nemico
Vi vuol ferro o velen, non femminili,
Sconsigliate rampogne. Udisti il cenno;
Parti, non replicar.
Rosmonda.   Barbara sorte! (parte

SCENA V.

Germondo, Alerico e guardie.

Germondo. (Ed è pur ver, ch’in uman petto alligni

Cotanta ferità? Barbaro mostro,
Ti stancherò. L’aspetto de’ tormenti
Cangerà tant’orgoglio). Olà, si guidi
In carcere quell’empio.
Alerico.   Eh dammi morte,
Termina di trionfar.
Germondo.   Mille tormenti
Preceder denno il tuo morir. Superbo,
Userai tu il coraggio ed io lo sdegno,
E vedremo di lor chi cede il primo.
Perfido, vuo’ mirar sin dove arriva
La pertinacia tua. Ah, che fra poco
Ti vedrò forse dimandar pietade.
Eseguite il mio cenno. (alle guardie, e parte