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LA GRISELDA 241
Entro un fervido sen forza d’amore?

Gualtiero. Ma rapirla, perchè? Nel basso stato
In cui la rimandai, pensi tu forse
Che sprezzato t’avria?
Ottone.   Tentai ogni arte;
Ma sempre invan: chiesi, pregai, promisi,
Lusingai, minacciai, ma nulla ottenni.
Gualtiero. (Sposa fedel!) E di rapirla ardisti?
Ottone. Altra via non trovai per acquistarla.
Gualtiero. Nè ti prese timor dell’ira mia?
Ottone. Timor dell’ira tua? S’amo in Griselda,
Signore, un tuo rifiuto, e di qual fallo
Reo ti rassembro?
Gualtiero.   Con amar chi odio
Mio nemico ti fai.
Ottone.   (Dunque non l’ama).
Errai, Signor, negar nol so, ma pensa
Che leggieri d’amor sono i delitti.
Gualtiero. A’ merti tuoi, a’ quei degli avi, al sangue
Sparso a prò del mio regno, alla tua fede
Diasi l’error.
Ottone.   La tua pietà ti rende
Più che re della terra, eroe del cielo.
Ma come puoi soffrir, ch’una che un tempo
Fu regina in Tessaglia, e fu tua sposa,
Vada raminga in fra le selve errando?
È scorno tuo che il passeggiero additi
Di Gualtier la consorte in rozze lane.
Gualtiero. Che vuoi dirmi perciò?
Ottone.   Che tu potresti
Sollevar l’infelice, e un tuo rifiuto
Non disperder così.
Gualtiero.   Ma come? Io feci
Il voler dei vassalli, e il tuo consiglio.
Ottone. E diletto ai vassalli or ti rendesti.