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242 ATTO TERZO
Ma se odiavan Griselda in regio trono,

Non desiano Griselda errar fra boschi.
Gualtiero. Dunque che far degg’io?
Ottone.   Sire, permetti
Che mia sposa divenga: allor sarà
Compensato il suo danno.
Gualtiero.   Ottone, intendo.
A me venga Griselda. (ad una guardia che sta alla porta
Ottone.   (E che fia mai?) (da sè
Gualtiero. Vedi s’io t’amo. Il giuro, Ottone, allora
Ch’io mi sposi ad Oronta, avrai Griselda.
Ottone. Oh dono! oh gioia! al regio piè prostrato,
Lascia che del favor... (s’inginocchia
Gualtiero. No, prima aspetta
Che la grazia s’adempia, e poi la rendi. (Ottone s’alza
Vanne, e fra pochi istanti il tuo destino
Si compirà.
Ottone.   Chi più di me beato!
In un punto cangiar vidi la sorte? (parte
Gualtiero. Numi, che intesi mai! Otton fu quello
Che promosse il ripudio, ed or si scopre
Amante di Griselda? Ah che costui
Forse l’origin fu del fier tumulto:
Egli forse tentò trarla dal trono,
Per poterla acquistar. Numi del cielo,
Non mi celate il vero, onde Griselda
N’abbia in faccia del mondo il degno merto.

SCENA III.

Griselda e detto.

Griselda. Lieta incontro, o Signore, i cenni tuoi.

Gualtiero. (Viepiù vaga rassembra agli occhi miei).
Griselda, in questa reggia un tempo fosti
Regina, ed or sei serva; or l’incombenza
Del nuovo stato adempi.