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244 ATTO TERZO
Acceso del tuo fuoco, anima mia.

Griselda...
Griselda.   A me, signor?
Gualtiero.   Così Griselda
I sensi di Gualtier narri ad Oronta.
Griselda. Misera! E che m’imponi? Io sarò dunque
Sì crudele a me stessa? Io porger devo
Altrui conforto, e a me dar morte? Ah Sire,
Qual dura legge è questa?
Gualtiero.   Una tal legge
A te impone il tuo Re.
Griselda.   Chino la fronte
Al decreto real.
Gualtiero.   Troppo funesti
Il giubilo comun col tuo cordoglio.
Rasserena la fronte, e spettatrice
Colà frena i sospiri. Ancor del pianto
Ti divieto il conforto. Abbia il tuo core
Un termine prescritto alla tua pena.
Non lasciar ch’io ti vegga umido il ciglio,
Non sospirar, non ti lagnar. La sposa
Non guardar con isdegno, e ti rammenta
Di servir e tacer. (Misera sposa,
Quanto sento pietà del tuo cordoglio!) (parte
Griselda. Anche nel mio dolor, nel mio tormento
M’è vietato il lagnarmi? Ahi dura legge
Di fortuna crudel! Dovrò nel seno
Sentir la pena, e poi tacer l’affanno?
Troppo barbari siete, astri nemici,
Se negaste anco il pianto a chi vi chiede
O soccorso, o pietà. Ma già dispero
Di pietà e di soccorso. Io già mi sento
Presso al fin della vita, e se mai posso,
Vo’ nell’estremo de’ miei giorni ancora
Una prova lasciar di mia costanza. (parte