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DON GIOVANNI TENORIO 291
D. Giovanni. L’oltraggio della sorte assai compensa

Il vostro di beltà ricco tesoro.
Al primo balenar de’ vostri sguardi
Io ferito rimasi, e tanto strazio
Non fecero di me que’ masnadieri,
Quanto voi ne faceste del cuor mio.
Elisa. (Se creder gli potessi!) In cotal guisa
Sogliono favellar tutti coloro
Ch’han desio d’ingannar semplice donna.
Nerina di Nicandro, Elia d’Ergasto,
Ambe restar da cittadini amanti,
Meschinelle, ingannate; al loro esempio
Cauta mi resi.
D. Giovanni.   (E pur dovria cadere).
Tutti non han lo stesso cuor nel petto.
E il periglio fatal testè incontrato
Non può farmi mentir; la pietà vostra,
Non men che la beltà, mi rese amante.
Elisa. (Sorte, non mi tradir). Signor, se aveste
Amor per me... (Che fo del mio Carino?
Scorderommi sì tosto?)
D. Giovanni.   A voi prometto
Un’eterna costanza.
Elisa.   Impunemente
Manchereste di fede a un’infelice?
D. Giovanni. Non sa tradir chi ha nobil sangue in seno.
Elisa. Siete voi cavaliero?
D. Giovanni.   Io nacqui tale,
E tal morrò.
Elisa.   Dove la culla aveste?
D. Giovanni. Di Partenope in seno.
Elisa.   I vostri passi
Dove or sono indrizzati?
D. Giovanni.   In ver Castiglia.
Elisa. Per qual cagion?