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DON GIOVANNI TENORIO 317
D. Alfonso.   E fur le nozze

Stabilite fra voi?
D. Giovanni.   Volesse il cielo!
Che or non sarei dall’idol mio lontano.
D. Alfonso. Ma perchè abbandonarla?
D. Giovanni.   Empio destino
Mi divide da lei. Mi offese ardito
Un ministro del Re. Dall’ira acceso,
L’invitai colla spada; ei venne, e il fato
Lo fe’ cader sotto il mio braccio al suolo.
Spiacque al Re la sua morte: io per sottrarmi
Da’ primi sdegni suoi, lasciai la patria;
Mi staccai dal mio bene. (Una menzogna
Sostener non si può senz’altre cento).
D. Alfonso. Donna Isabella v’inseguisce e piange,
E al tradito amor suo vendetta chiede.
D. Giovanni. O che donna Isabella è fuor di senno,
O codesta è una larva.
D. Alfonso.   Io stesso ho seco
Favellato poc’anzi.
D. Giovanni.   E qual certezza
Avrà colei che finge il nome e il grado,
Perchè voi le crediate?
D. Alfonso.   Assai distinti
Sa narrar i suoi casi.
D. Giovanni.   Un testimonio
Fallace troppo è della donna il labbro.

SCENA IX.

Il Duca Ottavio e detti; poi Donna Isabella.

D. Ottavio. Signor, donna Isabella è qui dappresso,

Che parlarvi desia.
D. Alfonso.   Giunge opportuna.