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RINALDO DI MONT'ALBANO 371
Rinaldo. Fu caso, e non virtù. So quanto saggia

Siate, Clarice; io v’amo; in voi rispetto
Il vostro sangue, il merto vostro; il veggio,
Che affetto è quel che mi vorria men forte:
Ma l’affetto mi piace insino a tanto
Che oscurar la mia gloria ei non procuri.
Armelinda. (Sensi d’anima grande!) (a parte
Ruggiero.   Amor sì forte
Per la gloria non ebbe un Alessandro,
Un Cesare, un Augusto, un Costantino.

SCENA III.

Orlando e detti.

Orlando. Rinaldo, amico, ad incontrarvi io vengo,

Per darvi un nuovo testimon di vera,
Di costante amicizia.
Rinaldo.   Alle mie braccia
Venite, amico: io non potea bramarmi
Gioia maggior.
Orlando.   Sa il ciel quanto mi duole
Il dovervi recar nuove funeste.
Rinaldo. Funeste! A chi?
Orlando.   Funeste a voi.
Rinaldo.   Nel giorno
Ch’io torno vincitor?
Orlando.   Tanto ha potuto
L’invidia oprar, che la vittoria vostra
Tradimento apparisce.
Rinaldo.   Io credo, amico,
Difficil cosa l’oscurar le mie
Felicissime imprese.
Orlando.   E pur vi giunse
L’arte de’ Maganzesi.
Clarice.   Ah! non lo dissi,