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BELISARIO 37
Ma il feci allor che non sapea d’avere

Belisario rivale anco in amore.
Belisario. Io rivale in amor?
Filippo.   Sì, queir Antonia
Che ami cotanto, anch’io costante adoro;
E se pria nol sapesti, ora tel dico.
Belisario. (Ecco colui per cui sprezzato io sono). (da sè
Filippo. Lascia dunque d’amarla, o in me conosci
Un tuo fiero nemico.
Belisario.   Audace tanto
Al suo liberator parla Filippo?
Non ti rammenti, ingrato, che da’ lacci
Belisario ti trasse?
Filippo.   I ceppi miei
Per sicurezza tua cauto sciogliesti;
Sai che il carcere mio costar potea
A te la vita, ed all’impero tutto
Un eccidio fatal; che mal sofferto
Avrian gli amici miei le mie catene.
Ma comunque ciò siasi, ora, superbo,
Co’ rimproveri tuoi perdesti il merto.
Belisario. Anima vil, la sconoscenza è colpa
Detestabile, odiosa anco fra belve.
Narsete. (Chi vide mai uom più feroce al mondo?) (da sè
Filippo. Dimmi, pretendi tu ch’io sborsi il prezzo
Della mia libertà? Vuoi la mercede
Dell’opra tua? Quella metà di soglio,
Che Cesare ti diè, goditi in pace.
Non parlerò; non moverò de’ Greci
Gli animi a vendicar l’onor del trono.
A me basta regnar nel cor d’Antonia;
Questa sola mi lascia, io tutto il resto
Volentieri ti dono.
Belisario.   Il soglio dunque
Di Grecia è cosa tua? Tu me lo doni?