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38 ATTO SECONDO
Perdonami, signor, non sapea quanto

Debito avessi al liberal tuo core.
Filippo. Questi scherni non soffro. O cedi tosto
Agli amori d’Antonia, o questo ferro
La gran lite decida. (impugna la spada
Narsete.   A qual cimento
L’ira ti spinge mai?
Belisario.   Tanto t’avanzi?
Rammentati chi son; guardami, e trema.
Filippo. Trema chi è vil. Risolvi, o cedi Antonia,
O all’offeso amor mio vittima cadi.
Belisario. Antonia adoro, e questo ferro insegni
A un temerario cor maggior rispetto. (impugna
Narsete. Ferma, signor; quel glorioso brando
Riserbato esser deve ad altre imprese.

(si frappone con la spada


Io punirò il fellon. Questa mia spada
Basta per raffrenar l’insano orgoglio.
Filippo. L’uno e l’altro venite; io non ricuso
Sostener con entrambi il fier cimento.

SCENA V.

Giustiniano con seguito, e detti.

 b                                                                              

Giustiniano. Olà! ne’ regj tetti, e come osate
Brandire il ferro?
Narsete.   In tuo nipote osserva
L’audace assalitor.
Giustiniano.   Superbo, ingrato,
Ti punirò. Non è di regia stirpe
Animo così vil. A me quel ferro,
E fra nuove catene or ti prepara
Finir i giorni tuoi.
Filippo. 8(Sorte crudele!) (getta la spada