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408 ATTO TERZO
In favor di Rinaldo. Oh se riesce (sempre fra loro

Il disegno felice, avrà costato
Gran sudori e spaventi al nostro cuore!) (parte
Armelinda. (Chi ardisce tradimenti, ogni momento
Di consiglio ha bisogno). (a parte
Florante.   (A noi, mio core,
Poniamoci in cimento), (a parte) Alfin siam soli,
(guardandosi attorno
Principessa infelice! Alfin poss’io
Palesarvi un arcano, a’ numi solo
Confidato finor.
Armelinda.   Di me potete
Assicurarvi, e di mia fè. Svelate
A me il vostro pensier.
Florante.   V’amo, Armelinda,
V’amo quanto me stesso: ecco l’arcano
Custodito nel sen con tanto zelo
Dal mio rossor. Deh non vogliate, o cara,
Farmi pentir d’aver gli affetti miei
Degnamente impiegati. A pietà almeno
Movetevi di me.
Armelinda.   Come, signore,
Puote accendervi amor di così strano
Fuoco improvviso?
Florante.   Ah, Princip essa! Un lustro
Sarà ch’io v" amo. In Africa mentito
Venni di nome, e dimorai sei lune;
Vi vidi, v’adorai, tacqui: ma il core
Partendo vi lasciai; propizia sorte
Oggi in Francia vi guida. Ah! riflettete
Ch’è volere del ciel, che al seno mio
Torni il mio cor, o del mio core in vece
Che occupi il vostro degnamente il loco.
Che ne dite, idol mio? Che sperar posso
Dalla vostra pietà?